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Dato che il genere umano, sia per l’inquietudine dello spirito, sia per la debolezza fisica, sia per l’indigenza assoluta in cui si trova, vive sulla terra una vita più dura di quella di ogni altro essere vivente, se la natura avesse fissato alla sua vita lo stesso limite che ha stabilito per la vita degli altri esseri nessun animale sarebbe più infelice dell’uomo. […]
Appare chiara la necessità che i nostri spiriti, uscendo da questo carcere, vadano incontro a una qualche luce che li attenda […]
Sciogliamo dunque, al più presto, questi duri ceppi che ci legano alla terra per essere pronti a volare, liberi, verso la sede eterna, sollevati dalle ali platoniche e sotto la guida di Dio, verso quella sede ove, appena giunti, potremo contemplare in beatitudine l’eccellenza della nostra natura. […]
In tale forma, gli antichi teologi posero la sede dell’anima razionale.
Marsilio Ficino, Teologia platonica, Zanichelli, Bologna 1965, I, pp. 77-79