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Quanti poi fanno gli elementi infiniti (di numero) come Anassagora e Democrito, l’uno con gli omeomeri, l’altro con l’universale riserva seminale di figure, dicono con ciò che l’infinito è continuo per contatto, e l’uno vuole che ogni parte sia una mescolanza come il tutto, perché vede che ogni cosa viene da ogni cosa: per questo motivo pare ch’egli affermi che un tempo tutte le cose erano insieme, ad esempio questa carne e quest’osso e così quest’altro, sia quel che sia: e insomma tutto – e lo erano, beninteso, contemporaneamente, perché l’inizio della separazione non si verificò soltanto per ciascuna cosa, ma per tutte. E poiché ciò che è prodotto è prodotto da un corpo di determinata natura e di tutte le cose c’è generazione, solo che non contemporaneamente, anche per tale generazione ci dev’essere un principio, e un principio unico ch’egli chiama Intelletto e l’Intelletto lavora da un certo inizio pensando: sicché di necessità a un certo momento tutte le cose erano insieme e a un certo momento cominciarono ad essere mosse.
DK 59 A 45, trad. it. in I Presocratici, Laterza, Roma-Bari 1969, p. 573
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Anassagora dice che dapprincipio i corpi stavano immobili e l’intelletto di dio li pose in ordine e produsse la generazione di tutte le cose. Anassagora [definisce] dio l’intelletto, il facitore del cosmo. L’intelletto è dio in ciascuno di noi. [Anassagora dice] che è stato, è e sarà e che su tutti comanda e ha dominio. E che l’intelletto ha posto in ordine tutte le cose che sono infinite e mescolate.
DK 59 A 48, trad. it. in I Presocratici, Laterza, Roma-Bari 1969, pp. 576-577