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Dicono poi che gli uomini di quelle primitive generazioni, conducendo una vita senza leggi e come quella delle fiere, uscivano alla pastura sparsi chi di qua chi di là, procacciandosi, quell'erba che era più gradevole di sapore ed i frutti che gli alberi producevano spontaneamente. Erano continuamente aggrediti dalle fiere, e l'utilità apprese loro ad aiutarsi a vicenda; e, riunitisi in società sotto la spinta del timore, cominciarono a poco a poco a riconoscersi all'aspetto. E mentre prima emettevano voci prive di significato e inarticolate, gradatamente cominciarono ad articolar le parole; e, stabilendo tra di loro espressioni convenzionali per designare ciascun oggetto, vennero a creare un modo, noto a tutti loro, per significare tutte le cose. Ma poiché simili raggruppamenti di uomini si formarono in tutte le regioni abitate della terra, non ci poté essere una lingua di ugual suono per tutti, poiché ciascuno di quei gruppi combinò i vocaboli come capitava; ecco perché svariatissimi sono i caratteri delle lingue e perché quei primi gruppi furono la prima origine di tutte le varie nazioni.
DK 68, B5, 1. Diodoro Siculo. 1, 7, 1., trad. it. in G. Giannantoni (a cura di), I Presocratici, frammenti e testimonianze, Laterza, Roma-Bari 1993, vol. II p. 744