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Si trova, nelle sostanze, un triplice modo di avere l’essenza. Vi è qualcosa infatti, come Dio, la cui essenza è lo stesso suo essere; e perciò vi sono alcuni filosofi che dicono che Dio non ha quiddità o essenza, perché la sua essenza non è altro che il suo essere. […]
In un secondo modo l’essenza si trova nelle sostanze intellettuali create, nelle quali l’essere è altro dalla loro essenza; benché l’essenza sia senza materia. Perciò il loro essere non è assoluto, bensì ricevuto; ma la loro natura o quiddità è assoluta, non ricevuta in alcuna materia. E perciò si dice, nel Liber de causis, che le intelligenze sono infinite inferiormente, e finite superiormente: sono, infatti, finite quanto al loro essere che ricevono dall’alto; tuttavia non sono finite riguardo all’inferiore, perché le loro forme non sono limitate alla capacità di una materia che le riceve. E perciò in tali sostanze non si trova pluralità di individui in un’unica specie, come si è detto, se non nell’anima umana, a motivo del corpo al quale essa si unisce. E sebbene la sua individuazione dipenda occasionalmente dal corpo, quanto al suo inizio, poiché non si acquista da sé l’essere individuato, se non nel corpo in cui è atto; tuttavia, non è necessario che, sottratto il corpo, abbia a cessare l’individuazione, perché, avendo un essere assoluto, dal quale essa ha acquisito l’essere individuato, per il fatto che è diventata forma di questo corpo, quell’essere rimane sempre individuato. E perciò dice Avicenna che l’individuazione e la moltiplicazione delle anime dipende dal corpo quanto al suo inizio, ma non in quanto al suo termine. […]
In un terzo modo l’essenza si trova nelle sostanze composte di materia e forma, nelle quali l’essere è ricevuto e finito per il fatto che hanno l’essere da un altro: e inoltre, la loro natura, o quiddità, è ricevuta nella materia segnata. E perciò sono finite sia superiormente che inferiormente; e in esse già per la divisione della materia segnata è possibile la moltiplicazione degli individui in un’unica specie.
Tommaso d’Aquino, De ente et essentia, V, 38-41, 45, in Opuscoli filosofici, a cura di A. Lobato, Città Nuova, Roma 1989, pp. 66-67, 69