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Dobbiamo ora parlare della sedizione. Sull'argomento si pongono due quesiti: 1. Se sia un peccato speciale; 2. Se sia un peccato mortale.
Articolo 1
Se la sedizione sia un peccato speciale distinto dagli altri
SEMBRA Che la sedizione non sia un peccato speciale distinto dagli altri. Infatti:
1. Scrive S. Isidoro che "è sedizioso chi produce dissensione negli animi e genera discordie". Ma per il fatto che uno provoca un peccato non commette un altro genere di peccato all'infuori di quello che provoca. Quindi la sedizione non è un peccato speciale distinto dalla discordia.
2. La sedizione implica una divisione. Ma anche il termine scisma deriva da scissura, come si è visto sopra. Perciò il peccato di sedizione non è distinto dal peccato di scisma.
3. Ogni peccato specificamente distinto dagli altri o è uno dei vizi capitali, o nasce da uno di questi vizi. La sedizione invece non è enumerata da S. Gregorio né tra i vizi capitali, né tra i vizi che da essi derivano. Quindi la sedizione non è un peccato specificamente distinto dagli altri.
IN CONTRARIO: S. Paolo distingue la sedizione dagli altri peccati.
RISPONDO: La sedizione è un peccato specificamente distinto, il quale sotto un aspetto è affine alla guerra e alla rissa e sotto un altro se ne differenzia. È affine in quanto implica un contrasto. Ma se ne differenzia per due motivi. Primo, perché la guerra e la rissa dicono attuale lotta reciproca, mentre si può parlare di sedizione sia che si tratti di lotta attuale, sia che si tratti di una preparazione a tale lotta. Per cui la Glossa afferma che le sedizioni sono "tumulti che preparano al combattimento": esse cioè sono dovute al fatto che alcuni intendono combattere e vi si preparano. Secondo, perché mentre la guerra è propriamente contro i nemici e gli stranieri, e si svolge tra popolo e popolo, e mentre la rissa è una lotta tra due individui o tra poche persone, la sedizione propriamente è tra le parti discordi di un unico popolo: p. es. quando una parte della città insorge in tumulto contro l'altra parte. La sedizione quindi, avendo per suo contrario un bene specifico, cioè l'unità e la pace di una collettività, è un peccato specificamente distinto.
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Si denomina sedizioso colui che spinge alla sedizione. E poiché la sedizione implica una certa discordia, è sedizioso chi promuove una discordia non qualsiasi, ma tra le parti di una collettività. Peccano tuttavia di sedizione non soltanto coloro che seminano la discordia, ma anche quelli che in modo disordinato dissentono tra loro.
2. La sedizione si distingue in due cose dallo scisma. Primo, perché lo scisma si contrappone all'unità spirituale del popolo, cioè all'unità della Chiesa, mentre la sedizione si contrappone all'unità temporale o civile di una collettività, ossia di una città o di un regno. Secondo, perché lo scisma non implica una preparazione al combattimento materiale, ma solo una dissensione di ordine spirituale, mentre la sedizione implica una preparazione alla lotta materiale.
3. La sedizione, come anche lo scisma, rientra nella discordia. Infatti sia l'una che l'altro sono una certa discordia, discordia non di un individuo contro l'altro, ma delle varie parti di una collettività.
Articolo 2
Se la sedizione sia sempre un peccato mortale
SEMBRA che la sedizione non sia sempre un peccato mortale. Infatti: 1. La sedizione, come dice la Glossa già riferita, implica "un tumulto
che prepara al combattimento". Ma combattere non sempre è peccato mortale, anzi, talora è giusto e lecito, come si è visto sopra. Perciò a maggior ragione può essere senza peccato mortale la sedizione.
2. La sedizione è una certa discordia, come si è detto. Mala discordia può essere senza peccato mortale, e persino senza alcun peccato. Quindi anche la sedizione.
3. Vengono lodati coloro che liberano il popolo da un potere tirannico. Ma ciò non può essere fatto facilmente senza una divisione del popolo: poiché mentre una parte cerca di conservare il tiranno, l'altra cerca di scacciarlo. Perciò la sedizione può essere fatta senza peccato.
IN CONTRARIO: L'Apostolo, fra le altre opere che sono peccati mortali, proibisce le sedizioni. Quindi la sedizione è un peccato mortale.
RISPONDO: La sedizione, come si è detto, si contrappone all'unione di una collettività, cioè di un popolo, di una città, o di un regno. Ora, S. Agostino fa notare che i sapienti considerano popolo "non tutto l'insieme di una collettività, ma il gruppo organizzato che nasce dal consenso a un'unica legge e a una comune utilità". È quindi evidente che l'unione contrastante con la sedizione è l'unione nella legge e nella comune utilità. Per cui risulta chiaro che la sedizione si contrappone alla giustizia e al bene comune. Essa quindi nel suo genere è un peccato mortale: e tanto più grave quanto più il bene comune, compromesso dalla sedizione, è superiore al bene privato, compromesso dalla rissa.
Però il peccato di sedizione va attribuito principalmente a coloro che promuovono la sommossa, i quali peccano in maniera gravissima. In secondo luogo va poi attribuito a quelli che li seguono, turbando il bene comune. Coloro che invece fanno loro resistenza, per difendere il bene comune, non devono essere chiamati sediziosi: come neppure sono detti rissosi quelli che difendono se stessi, come si è già notato.
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Il combattimento è lecito quando è affrontato per il bene comune, come sopra si è spiegato. Invece la sedizione è contro il bene del popolo. Perciò è sempre un peccato mortale.
2. La discordia su cose che non sono buone in modo evidente può anche essere senza peccato, ma non può esserlo se si tratta di cose evidentemente buone. Ora, la sedizione è una discordia di questo genere, in quanto si oppone al benessere del popolo, che è un bene evidente.
3. Il regime tirannico non è giusto: poiché non è ordinato al bene comune, ma al bene personale di chi governa, come spiega il Filosofo. Perciò scuotere tale regime non ha natura di sedizione; a meno che non si turbi talmente tale regime da procurare al popolo un danno maggiore di quello sofferto per il regime tirannico. È invece piuttosto il tiranno che è sedizioso, provocando nel popolo sottoposto discordie e sedizioni per dominare con più sicurezza. Infatti questo è un modo di agire tirannico, essendo ordinato al bene di chi comanda, con danno del popolo.
Tommaso d'Aquino, La Somma Teologica, seconda parte della seconda parte, q. 42, ESD, Bologna 1996