Aristotele
Le cause dei mutamenti di costituzione

Degli altri argomenti, dunque, che intendevamo trattare si è discusso più o meno di tutti: si deve esaminare di seguito a ciò che si è detto quante sono e quali le cause per cui le costituzioni si trasformano, qual è la rovina di ciascuna costituzione, da quali forme in quali altre soprattutto trapassano, e ancora, qual è la salvezza di ciascuna sia in generale sia in particolare, infine con quali mezzi soprattutto ciascuna di esse si mantiene in vita.
Bisogna in primo luogo stabilire come punto di partenza che si sono formate molte costituzioni perché tutti sono d'accordo sul giusto, nel senso che è un'uguaglianza proporzionale, ma errano nell'applicare tale nozione, come s'è detto anche prima. Così la democrazia nacque dall'idea che quanti sono uguali per un certo rispetto, siano assolutamente uguali (e in realtà per il fatto che sono tutti ugualmente liberi pensano di essere assolutamente uguali), l'oligarchia dalla supposizione che quanti sono disuguali sotto un certo rispetto siano del tutto disuguali (e in realtà essendo diseguali nel possesso della proprietà suppongono di essere assolutamente diseguali). Perciò gli uni, essendo uguali, ritengono giusto partecipare in ugual misura di ogni cosa, mentre gli altri, essendo diseguali, cercano di aver sempre di più, e il di più è diseguale. Quindi, tutte queste forme di costituzione hanno un qualche elemento di giusto, ma, parlando assolutamente, sono false. E per tale motivo, quando gli uni e gli altri si trovano a partecipare alla costituzione non secondo l'idea che si sono formati, scoppiano le ribellioni. Potrebbero ribellarsi con pienissimo diritto quelli che eccellono per virtù, anche se non ci pensano affatto, perché sarebbe del tutto ragionevole che solo costoro fossero assolutamente diseguali. Ci sono poi alcuni i quali, essendo superiori per nascita, non si ritengono degni di uguali diritti proprio per questa differenza; credono, infatti, che sono nobili quanti hanno eccellenza di antenati e ricchezza.
Ecco l'origine, per così dire, e l'inizio delle ribellioni: è per questo che si ribellano. Quindi anche i mutamenti costituzionali avvengono in due sensi: talora attaccano la costituzione per cambiarla, da quella vigente in un'altra, per esempio dalla democrazia nell'oligarchia o dall'oligarchia nella democrazia o da queste nella politica e nell'aristocrazia o in queste forme da quelle. Talvolta, però, non attaccano la costituzione vigente: desiderano bensì la stessa forma di governo, ma vogliono che sia sotto il loro personale controllo ad es. l'oligarchia o la monarchia. Ci può anche essere questione di più o di meno, ad es. che un'oligarchia già in vita sia governata più oligarchicamente o meno, oppure che una democrazia già in vita sia governata più democraticamente o meno, e allo stesso modo per le altre forme di costituzione, che siano più rigide o più rilassate. Il fine può essere anche quello di mutare una parte della costituzione, ad es. di creare o di sopprimere una certa magistratura: così taluni dicono che Lisandro tentò di distruggere a Sparta il potere regale e il re Pausania l'eforato: anche a Epidamno la costituzione fu alterata in parte (perché costituirono un consiglio al posto dei filarchi, ma è ancora obbligatorio che i magistrati della classe che sta al governo vadano all'eliea quando si mette ai voti una magistratura: di carattere oligarchico era anche la presenza di un unico arconte supremo in questa costituzione).
Dovunque la ribellione nasce da diseguaglianza, non però se tra quelli che sono diseguali sussista una proporzione (perché il potere regio a vita è elemento di diseguaglianza, quando esiste tra eguali): insomma le ribellioni sono prodotte dalla ricerca di eguaglianza. L'eguaglianza è duplice: numerica l'una, in rapporto al merito l'altra: per ‘numerica’ intendo ciò che è lo stesso ed eguale per numero o dimensione, ‘in rapporto al merito’ quella proporzionale: per es. numericamente il 3 supera il 2 nella stessa misura che il 2 supera 1'1, ma proporzionalmente il 4 sta al 2 come il 2 sta all'1, perché 2 e 1 sono ugual parte di 4 e di 2, essendo entrambi la metà. Ora, pur convenendo che assolutamente il giusto è quello in rapporto al merito, tuttavia divergono, com'è stato già detto, gli uni perché, se sono eguali per qualche rispetto, pensano di essere completamente eguali, gli altri perché, se per qualche rispetto sono diseguali, pretendono di avere tutto in parti diseguali. Per questo sono essenzialmente due le forme di costituzione, la democrazia e l'oligarchia: nobiltà di nascita e virtù si trovano in pochi, mentre le qualità su cui si fondano queste due costituzioni, in molti: in nessun luogo ci sono cento nobili e buoni, ma di agiati e di disagiati ce ne stanno molti in molti luoghi. Comunque, dare una costituzione secondo l'una o l'altra forma d'eguaglianza in modo assoluto sotto ogni rispetto è una sciocchezza. Lo si vede da quel che succede, e, cioè, nessuna di tali costituzioni è stabile. Ed eccone il motivo: è impossibile che non ci si trascini dietro fino alla fine un male derivante da un errore iniziale, commesso al principio. Perciò bisogna in taluni casi far appello all'eguaglianza numerica, in altri all'eguaglianza in rapporto al merito.
Tuttavia la democrazia è più dell'oligarchia solida e al riparo da ribellioni, perché nelle oligarchie si producono due forme di ribellioni, l'una degli oligarchi tra loro, l'altra contro il popolo, mentre nelle democrazie solo quella contro l'oligarchia, e una ribellione del popolo contro se stesso, degna d'essere ricordata, non si verifica. Inoltre la costituzione fondata sulla classe media è più vicina alla democrazia che l'oligarchia ed è, essa proprio, la forma più sicura di tali costituzioni.

Aristotele, Politica, 1301 a 19- 1302 a 15, trad. it. in Opere, Laterza, Roma-Bari 1993, vol. 9

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