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Ma meritano pure di essere studiati il raporto del tempo con l'anima e il motivo per cui il tempo sembra essere presente in ogni cosa, sulla terra e nel mare e nel cielo. E poichè il tempo è un'affezione o uno stato del movimento, essendone esso il numero, e poichè tutte le suddette cose sono mosse (infatti tutte le cose sono in un luogo), noi ci chiediamo se il tempo e il movimento siano simultaneamente secondo potenza e atto. Si potrebbe, però, dubitare se il tempo esista o meno senza l'esistenza dell'anima. Infatti, se non si ammette l'esistenza del numerante, è anche impossibile quella del numerabile, sicchè, ovviamente, neppure il numero ci sarà. Numero, infatti, è o ciò che è stato numerato o il numerabile. Ma se è vero che nella natura delle cose soltanto l'anima o l'intelletto che è nell'anima hanno la capacità di numerare, risulta impossibile l'esistenza del tempo senza quella dell'anima, a meno che non si consideri il tempo nella sua soggettività, allo stesso modo che se, ad esempio, si ammettesse l'esistenza del movimento senza tener conto dell'anima. Ma il prima e il poi esistono in un movimento, e appunto essi, in quanto sono numerabili, costituiscono il tempo. Si potrebbe cadere in dubbio anche quando si esamina di qual movimento è misura il tempo. Forse di uno qualsivoglia? E, infatti, nel tempo le cose nascono e periscono e si accrescono, e nel tempo si alterano e sono spostate. Orbene, in quanto c'è un movimento, in tanto c'è anche il numero di ciascun movimento. Perciò il numero è, in senso assoluto, proprietà di un moto continuo, non di uno qualsivoglia. Ma si dà che nello stesso
istante anche qualche altra cosa compia il suo movimento; e di ciascun movimento di queste altre cose vi dovrebbe essere un numero. Dunque il tempo è diverso; e due tempi uguali esisterebbero simultaneamente! Questo, però, non è possibile, perché il tempo è uno e medesimo quando si consideri uguale e simultaneo; considerati, invece, in quanto specie, i tempi conservano unicità e identità anche quando non coesistono simultaneamente: infatti, se ci fossero da una parte cani, dall'altra cavalli, e gli uni e gli altri fossero sette, il numero sarebbe lo stesso. Così, anche per movimenti che si effettuano simultaneamente, il tempo è lo stesso, quantunque un movimento possa essere veloce, un
altro lento, uno possa essere spostamento, un altro alterazione. Il tempo, comunque, è il medesimo, se è vero che anche [il numero] è uguale; ed è simultaneamente, sia come tempo dello spostamento sia come tempo dell'alterazione. E perciò i movimenti sono diversi e separati, mentre il tempo è lo stesso in ogni luogo, perchè il numero di cose uguali e simultanee è uno, medesimo e simultaneo in ogni luogo. Orbene: poichè tra i movimenti quello fondamentale è lo spostamento e nello spostamento è fondamentale quello circolare e ciascuna cosa si misura con qualcosa di affine (le monadi con le monadi, i cavalli con i cavalli) e così anche il tempo si misura con un certo tempo determinato e, come noi dicevamo, il tempo si misura con il movimento e il movimento con il tempo (e ciò, del resto, avviene perchè da un movimento che il tempo ha determinato, viene misurata la quantità del movimento e del tempo); se, riepiloghiamo, la cosa più importante è misura di tutte le cose affini, la conversione circolare uniforme è la misura per eccellenza, perche il suo numero è più noto di tutti gli altri. L'alterazione o l'accrescimento o la generazione non sono uniformi, ma è uniforme solo lo spostamento. Perciò, anche, pare che il tempo sia il numero della sfera, perchè mediante questo si misurano gli altri movimenti ed il tempo medesimo. Perciò càpita anche che si ripeta un detto consueto, che, cioè, le vicende umane sono un circolo; e ciò vale anche per le altre cose che abbiano movimento naturale e siano soggette al nascere e al perire. E ciò si dice perchè tutte queste cose sono discriminate dal tempo e perchè assumono una fine e un principio, come se fossero lungo una circonferenza. E, invero, il tempo stesso sembra, in qualche modo, essere un circolo. E ciò sembra, d'altronde, per il fatto che esso stesso è misura di un tale spostamento, e da un tale spostamento è esso stesso misurato. Sicchè, dire che gli accadimenti sono un circolo vale come dire che del tempo vi è un circolo; e questo avviene perchè esso è misurato dalla conversione circolare. Infatti, nel misurato non si manifesta null'altro se non la misura, se è vero che il tutto è una molteplicità di misure. Si dice, poi, giustamente che è identico il numero delle pecore e dei cani, se esso è uguale in tutti e due i casi, ma che la decade non è identica né sono identici dieci oggetti, come l'equilatero e scaleno non sono triangoli identici, quantunque identica sia la figura per il solo fatto che sono triangoli entrambi: infatti, una cosa si dice identica a un'altra se essa non si distingue da questa per una differenza specifica, ma non si dice affatto identica qualora se ne distingua, come un triangolo si distingue da un altro mediante la differenza di un terzo triangolo; e appunto perciò essi sono differenti come triangoli: non per la figura, bensì per quella stessa ed unica distinzione. Differenza di figura vi sarebbe, se l'uno fosse cerchio e l'altro triangolo; invece entrambi sono triangoli, ma uno è equilatero, l'altro scaleno. La figura è, dunque, la stessa ed è un triangolo; ma il triangolo non è lo stesso. Perciò anche il numero è lo stesso (giacchè il numero di cose identiche non è diverso per differenza numerica); ma la decade non è la stessa, perchè gli oggetti di cui essa si prèdica, sono differenti: difatti gli uni sono cani, gli altri cavalli. E intorno al tempo nella sua autenticità e nelle sue proprietà attinenti alla nostra indagine, è stato detto.
Aristotele, Fisica, IV, 14, 223a15 – 224a15; trad. it. in Opere, Laterza, Roma-Bari 1993, vol. 3