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Risulta evidente dalle cose già dette che la dottrina della fede cristiana s’interessa delle creature in quanto in esse si riscontra una certa immagine di Dio, e in quanto l’errore su di esse può portare all’errore circa le cose di Dio. Perciò le creature interessano la dottrina suddetta e la filosofia umana sotto aspetti diversi. Poiché la filosofia umana le considera per quello che sono: cosicché secondo la diversità dei loro generi si riscontrano varie discipline filosofiche. Invece la fede cristiana non le considera per quello che sono in se stesse: considera il fuoco, p. es., non in quanto fuoco, ma in quanto rappresenta la trascendenza di Dio, e in quanto in qualche modo dice ordine a Dio. Di qui le parole dell’Ecclesiastico (XLII, 16, 17): “Le opere di Dio sono piene della sua magnificenza. Non ordinò egli ai santi di annunziare le sue meraviglie?”.
Per questo il filosofo e il credente considerano nelle cose aspetti differenti. Infatti il filosofo ne considera le proprietà che loro convengono secondo la propria natura: nel fuoco, p. es., la tendenza a salire verso l’alto. Invece il credente considera nelle creature il loro riferimento a Dio: ossia il fatto che sono create da Dio, che a lui sono soggette, ed altre cose del genere. Perciò non si deve a un’imperfezione della dottrina della fede il suo disinteresse per tante proprietà delle cose, p. es., per la configurazione del cielo, o per la qualità del suo moto. Del resto neppure il naturalista si interessa delle proprietà della linea che sono oggetto della geometria: ma solo della linea in quanto termina un corpo fisico.
Ed anche quando il filosofo e il credente considerano le creature sotto il medesimo aspetto, si rifanno a dei principi differenti. Poiché il filosofo argomenta partendo dalle cause proprie e immediate delle cose; il credente invece parte dalla causa prima: dal fatto, p. es., che Dio lo ha rivelato; oppure che ciò ridonda a gloria di Dio; ovvero dall’esserci in Dio una potenza infinita. Ed ecco perché questa dottrina ha diritto all’appellativo di somma sapienza, avendo per oggetto la causa più alta, secondo le parole della Scrittura: “Questa é la vostra sapienza e la vostra intelligenza al cospetto dei popoli” (Deut., 4, 6). Per questo la filosofia umana deve essere al suo servizio; cosicché talora la sapienza o scienza di Dio argomenta dai principi della filosofia umana. Infatti anche presso i filosofi la Filosofia Prima si serve dei dati di tutte le scienze per raggiungere le sue conclusioni.
Ed ecco perché codeste due discipline non seguono il medesimo ordine. Poiché in filosofia, la quale considera le creature in se stesse per giungere alla conoscenza di Dio, il primo oggetto da considerare sono le creature, e l’ultimo é Dio. Invece nella dottrina della fede, la quale non considera le creature che in ordine a Dio, prima va considerato Dio e poi le creature. Di qui la maggiore perfezione di quest’ultima: perché somiglia di più alla conoscenza di Dio, il quale conosce le cose solo conoscendo se stesso.
Tommaso d’Aquino, Somma contro i Gentili, UTET, Torino 1975, pp. 268-274