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Componente essenziale della mentalità medievale, modello di conoscenza e di sapere destinato a perdurare nei secoli successivi come patrimonio vitale dell'esperienza cristiana, la concezione e l'interpretazione simbolica della natura rispondevano a una dottrina precisa: l'essere il mondo creato un libro scriptus digito Dei, calamo Dei inscriptus attraverso il quale Dio si rivela e indica la via per risalire a lui: il liber creaturae sarebbe stato sufficiente all'uomo se il peccato non avesse reso necessaria la Scrittura anche per l'intelligenza della natura creata. Sulla priorità della natura rispetto alla Scrittura gioverà insistere per meglio comprendere che in questo contesto parlare della natura come libro scritto da Dio non è usare una metafora, ma designare ciò che la natura veramente è, il suo esser segno e tipo di un ordine intelligibile. Conoscere le nature e le proprietà delle cose comporta quindi decifrarne il messaggio secondo quello stesso dinamismo che, nell'esegesi biblica, [...] Di qui il nesso, non estrinseco parallelismo, natura-Scrittura (Sctiptura explicat quae creatura probat) [Ugo di San Vittore, De tribus diebus, PL. 176, 814; cfr Comm. in Nahum Prophetam, 34, di scuola vittorina, P.L. 96, 723B.], quindi l'identità di strumenti esegetici che permettono di cogliere, anche nella creatura, insegnamenti religiosi e morali, realtà rivelate da Dio, prefigurazioni di eventi cruciali della storia sacra. [...]
Sullo sfondo di questa concezione della realtà come complesso di simboli, con i corrispondenti processi "dimostrativi" secondo analogia e tipologia, somiglianza e dissimiglianza, meglio si comprende il mutamento profondo in tutto l'orizzonte del sapere per l'irruzione nella cultura occidentale della scienza greca e araba che - imponendo una divaricazione fra Scrittura e natura - colloca l'uomo in un universo non più sacramento salutaris allegoriae oggetto di conoscenza simbolica, ma nesso di cause (causarum seties, nexus, ordo, machina) ove trova spazio una ratio naturalis lontana dall'intellectus agostiniano.
Si delinea un nuovo ideale di sapere per l'uomo che voglia essere degno del mondo in cui vive. [...] Mundana sapientia: così ama definirsi il nuovo sapere che viene costituendosi lungo il secolo XII trovando il suo metodo nell'ordinata ricerca di cause [...] e il suo fondamento nell'universale causalità dei cieli cui Dio stesso ha affidato di compiere l'opus naturae.
T. Gregory, Mundana sapientia. Forme di conoscenza nella cultura medievale, Ed di storia e letteratura, Roma 1992, pp. 10-16