Gioacchino da Fiore
La comprensione della storia

È il senso spirituale a dare la comprensione della storia
Precede nel tempo la Legge: sovrasta la Grazia per dignità. Precorre Giovanni la venuta del Signore: e pure prima di lui, Cristo era. La Natività antecedette la Resurrezione, ma molto al di sopra fu la Resurrezione in dignità; fu anteriore il battesimo; nel quale il Salvatore fu battezzato da Giovanni, quando la colomba comparve sopra di lui; ma pure l’avvento dello Spirito Santo, apparso in lingue di fuoco, è celebrato molto più solennemente dalla Chiesa universale. Tutto quello è di una dignità inferiore: tutto questo è insigne e superiore […]. Il Figlio unigenito di Dio, solo conoscitore delle vie della salvezza, per appagare le inquietudini degli uomini, a norma del divino volere, si annichilì spontaneamente assumendo parvenza di schiavo, e rilasciando allo Spirito Santo tutto che fosse onorifico e glorioso. Volle costituirsi sotto la legge, nascere da donna, essere battezzato da Giovanni, servire i propri sudditi, fattosi schiavo, per affrancarli dalla schiavitù della legge. Nacque da donna, per costituire noi nati da Dio; scese nell’acqua battesimale, affinché noi rinascessimo dallo Spirito; unì a sé una carne sensibile, affinché noi fossimo uniti allo Spirito Santo. Si abbassò fino a terra, per sollevare noi fino al cielo; si consegnò alle zolle del sepolcro, per sospingere noi verso il regno della vita; si fece uomo, per fare noi dèi. Col suo esilio ci riguadagnò la patria; nella passione strinse, si direbbe, la mano sinistra del Padre, perché la sua destra toccasse noi innalzati in virtù della passione.
Fu cancellata la colpa, onde in noi erompesse il frutto della grazia.
Venne a putrefazione il seme nel fango della terra affinché noi sorgessimo dalla gleba, come messe della grazia […]. Precedette la nascita del Cristo nella carne; seguì la nostra nascita spirituale: la prima divenne l’ultima, l’ultima divenne la prima… Perché se il Padre rimane nascosto, perché Signore, e il Figlio si rivela, perché fratello, quegli per incutere timore, questi per incutere fiducia, lo Spirito Santo, medio fra loro, non è né tutto nascosto col Padre, né tutto rivelato col Figlio, ma destinato al pieno discoprimento all’inizio della terza età […] . Molte cose sono registrate del Signore nostro Gesù Cristo, le quali sono del tutto incomprensibili, se non siano riferite al suo corpo mistico, che siamo noi.
Giustamente del resto: ché, non per sé, ma per noi uomini, il Figlio di Dio si degnò farsi uomo. Interpretiamo dunque spiritualmente ciò che è stato enunciato spiritualmente e scopriamo la capacità edificativa di quelle realtà le quali, intese in forma sensibile e materiale, sono insipide e ingannatrici. Giuseppe sposo di Maria significa il ceto apostolico; Maria invece la gentilità preordinata alla grazia; Gabriele, poi, gli ultimi apostoli, vale a dire Paolo e i suoi compagni. Gabriele è mandato a una vergine, non tocca da uomo. Paolo è mandato alla gentilità, ignara di profeti e di apostoli.
Tuttavia Maria era fidanzata a Giuseppe: e la chiesa dei gentili era stata attraversata dal vomero di Pietro, facente le veci di Cristo. Che già Pietro era stato accaparrato dalle genti, al momento della conversione di Cornelio e dei suoi […]. Dunque la Chiesa era fidanzata a Pietro, al quale dal Signore era stato detto: "Pasci le mie pecore", (Giovanni, 21, 17), ma non la conosceva ancora. È così spiccato un angelo alla Vergine: è mandato Paolo alla Chiesa.
E prima che Pietro e la Chiesa gentile celebrassero il loro connubio, questa è stata fecondata dallo Spirito Santo, perché partorisse non per la gloria umana, bensì per la giustizia divina […]. Ecco come si trasfigurano nella chiarezza dello Spirito le cose che apparivano impenetrabili nella durezza della lettera. – E non la conobbe – dice Matteo finch’ella non ebbe partorito un figlio. Tu pensi a Maria: lo Spirito Santo invece allude alla Chiesa. Tu pensi al capo lo Spirito Santo intende il corpo e le membra.
Onde tutto è vero ciò che è scritto: ma solamente se si interpreti a dovere. E perché quanti rinasciamo nello Spirito Santo, noi siamo il corpo di Cristo, nessuna meraviglia se Manasse, simbolo di Cristo, è figlio di Giuseppe. Poiché in Manasse non è designato solamente Cristo, che è il capo dei fedeli, ma una parte imponente del Suo corpo. Per cui si può proclamare bene a ragione che Cristo è stato concepito ed è nato non in un significato carnale bensì spirituale, dallo Spirito Santo, perché quanti rinasciamo dall’acqua e dallo Spirito Santo, assurgiamo alla dignità di figli della madre Chiesa e della Spirito Santo.

Gioacchino da Fiore, Concordia dell’Antico e del Nuovo Testamento, trad. it. in C. Fabro, La storiografia nel pensiero cristiano, cit., pp. 482-484


Mistero trinitario ed interpretazione spirituale delle epoche della storia
La santa madre Chiesa ritiene essere due le persone della Divinità, delle quali una è ingenita, l’altra unigenita. Ritiene inoltre esservi una terza persona, la quale procede da entrambi. E per questo, e a norma di questa realtà trascendente, si può mostrare come dalla lettera del primo Testamento è nata la lettera del Nuovo e da entrambi procede la unica intelligenza spirituale. Per cui, quando vogliamo scoprire in qualche particolare biblico il valore simbolico, dobbiamo arrestarci innanzi tutto alla processione dello Spirito Santo dal Padre, sulla base della quale nel primo stato del mondo deve riconoscersi l’analogia del Padre e l’analogia dello Spirito Santo nel secondo; di poi dobbiamo arrestarci alla processione dello Spirito Santo dal Figlio, sulla base della quale l’analogia del Figlio è da individuarsi nel secondo stato e quella dello Spirito Santo nel terzo.
Sebbene infatti uno solo sia lo Spirito Santo e simultaneamente proceda dal Padre e dal Figlio, pur tuttavia, affinché chiara apparisse la processione sua da entrambi, in un primo momento discese, sotto forma di colomba, sul Cristo accompagnato dalla esplicita testimonianza del Padre, e in un secondo momento si manifestò procedente dalla bocca del Cristo, quando il Signore stesso soffiò sui discepoli, dicendo: "Ricevete lo Spirito Santo: i peccati saranno perdonati a coloro ai quali voi li avrete rimessi". Questo a spiegare la duplicità della interpretazione spirituale, quale di frequente avviene nel Nuovo Testamento, specialmente là dove convergono nel medesimo mistero due donne o due uomini, destinati a una determinata designazione spirituale. Poiché, mentre il Figlio deriva unicamente dal Padre, e quando c’imbattiamo in qualcosa attinente alla sua azione, troviamo il simbolo racchiuso in un singolo significato simbolico; quando c’imbattiamo in qualcosa attinente alla felicità contemplativa dello Spirito, dobbiamo aspettarci una doppia interpretazione, perché lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio. E poiché nel primo stato del mondo, iniziatosi, secondo la prima istruzione di Dio e secondo il comando generale di Dio, con Mosè, secondo la circoncisione, con Abramo, Dio Padre manifestò la sua gloria; nel secondo, iniziatosi con Giovanni Battista, il Figlio si manifestò al popolo cristiano, con una rivelazione destinata ad esaurirsi alla venuta di Elia; i termini della intelligenza simbolica si dispongono a norma dei confini cronologici delle medesime età. Ed ecco la sterilità di Elisabetta coinvolgere il primo stato, iniziatosi in Abramo, chiusosi in Giovanni Battista. Il periodo della stia fecondità, coincide con Giovanni Battista. Il suo parto simboleggia la fine del secondo stato, vale a dire l’avvento di Elia. Elisabetta designa infatti la sinagoga della progenie di Levi, a cui è stata data, come figlio, la gerarchia ecclesiastica. Il terzo stato, destinato a cominciare con Elia, appartiene propriamente allo Spirito Santo, perché in esso lo Spirito Santo è chiamato appunto a rivelare completamente la sua gloria, come il Padre manifestò la sua gloria nel primo, e il Figlio manifestò la sua gloria nel secondo. Orbene: poiché lo Spirito Santo non procede solamente dal Figlio, ma, come dicono i santi Dottori principalmente dal Padre, perché appunto apparisse chiara questa sua processione da entrambi, presentandosi col Figlio stesso agli inizi del secondo stato, anche allora fece sfolgorare in parte quella gloria che deve rilucere in pieno alla venuta di Elia. Per cui se, nella sfera della lettera, si è compiuta, dopo la resurrezione del Signore, la promessa fatta dal Signore del dono dello Spirito Santo, pur tuttavia, se teniamo lo sguardo fisso su quella pienezza di effusione carismatica che il Figlio è chiamato a effondere quando sarà glorificato anche dal ribelle popolo degli Israeliti, alfine convertito da Elia e dai suoi compagni, possiamo ben dire ancor oggi che lo Spirito non è stato dato, perché il Figlio non è stato ancora pienamente glorificato.

Gioacchino da Fiore, Trattato sui quattro Vangeli, trad. it. in C. Fabro, La storiografia nel pensiero cristiano, in Grande antologia filosofica, cit., pp. 477-478


È imminente la settima età che porterà la pace universale
Ecco siamo alla quarantesima generazione: il tempo cioè stabilito perché i discorsi sigillati siano dissigillati. Se la vedano coloro i quali si arrogano il diritto di giudicare dei cuori e di proclamare impossibile quel che invece la verità ha promesso possibile. Che non accada piuttosto, tacendo tutti per mancanza di fede, che ci incolga repentinamente il giorno fatale e involga in una sola riprovazione reprobi ed eletti. Se v’è chi non vuole ascoltare, non debbo io tacere e dissimulare, reticente, quel che ho cominciato ad annunziare. Al contrario. Più alcuni fanno i sordi, tanto più alto sono costretto io a gridare affinché, alla conclusione e alla resa dei conti, essi debbano arrossire, non io. Ebbene, o fedeli, questo vi annunzio in piena cognizione di causa. Il numero solenne si consumerà più sollecitamente di quanto non si creda. Non aspettate oltre. Chiunque può, si rifugi nell’arca, prima che l’onda vorace del diluvio salga veemente dall’abisso, e spalancatesi le cataratte del cielo, straripi la inondazione, e levando lo sguardo sbigottito, diciate: che cosa è mai?, e non vi sia chi sappia dare risposta: prima dunque che andiate cercando un impossibile ricovero e invocando dal Signore un’impossibile salvezza, prima che siate costretti a battere invano alla porta, a fuggire per i monti, trovando ostruito il passaggio. Non io dunque imporrò un termine al mio libro, ma il Signore stesso: un tempo, due tempi, la metà di un tempo (Daniele, 7, 25). A questo termine sognammo di arrivare fin dal principio: ad esso siamo pervenuti. Procedere oltre non è necessario e non è lecito. È questo il tempo della Chiesa nel quale deve sopraggiungere la pienezza dei tempi e in cui quindi la partoriente un figlio maschio, verrà al Tempio […] . Per conto mio una cosa dico con certezza: compiuti questi misteri, il settimo angelo suonerà la tromba e con lui tutti si compiranno i misteri e l’età della pace si inaugurerà sulla terra.

Gioacchino da Fiore, Concordia dell’Antico e del Nuovo Testamento, trad. it. in C. Fabro, La storiografia nel pensiero cristiano, in Grande antologia filosofica, cit., pp. 487-487


Passate le prime cinque età, nell’età sesta la Chiesa trionferà coi Santi
Secondo il Vangelo di Luca l’angelo Gabriele fu spiccato a Maria nel mese sesto dalla gravidanza di Elisabetta. Il primo mese della gravidanza di Elisabetta simboleggia il tempo degli apostoli; il secondo, il tempo dei martiri; il terzo, il tempo dei dottori; il quarto, il tempo dei vergini; il quinto, il tempo dei monaci di, Occidente. Orbene: il mese sesto, nel quale Gabriele fu spiccato alla Vergine, simboleggia il sesto tempo della Chiesa, il tempo cioè in cui viene dischiuso il sesto sigillo, secondo l’Apocalisse, nel qual tempo la Vergine deve concepire, e poco dopo deve partorire la Vecchia. Credi, o lettore, di aver capito bene quel che io dico, proclamando la necessità che la Vergine concepisca e fiorisca, e che la Vecchia partorisca? Lo capirà bene chi, almeno in parte, sappia perché mai, nella medesima linea di simboli misteriosi, al vecchio Pietro fu detto dal Signore: "Seguimi" e a Giovanni invece fu detto da Lui: "Così voglio che egli rimanga, finche io venga" (Giovanni, 21, 21). Ecco dunque. Nella sesta età, in quella età gli albori della quale illuminano già i nostri occhi, occorre che la Chiesa verginale, continente, contemplativa, concepisca e generi nell’utero della sua professione quel popolo dei santi a cui, secondo la profezia di Daniele, è riservato il regno sotto ogni cielo.

Gioacchino da Fiore, Trattato sui quattro Vangeli, trad. it. in C. Fabro, La storiografia nel pensiero cristiano, in Grande antologia filosofica, cit., p. 479

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