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Ma se la deficienza del bene è la causa per cui essa vede l'oscurità e vive con essa, il male consisterà in questa deficienza e questa sarà, per l'anima, il primo male; in secondo luogo verrà l'oscurità: e così la natura del male non sarà più nella materia, ma sarà anteriore alla materia.
No. Il male non consiste in una deficienza parziale, ma in una deficienza totale del bene; ciò che manca di un po' di bene non è cattivo, ma può essere anche perfetto, almeno nel suo genere. Ma quando la deficienza del bene è assoluta, come è della materia, allora il male è vero, privo di qualsiasi parte del bene. La materia non ha l'essere in modo da partecipare del bene: solo equivocamente si dice che essa "è", poiché è giusto affermare che essa non è.
C'è dunque la deficienza consistente nel non essere il bene; ma la deficienza completa è il male: se questa aumenta l'essere può cadere nel male e diventar cattivo. Si cerchi di concepire non un certo male, come l'ingiustizia od altro vizio, ma quello che non è ancora uno di questi, e di cui questi sono come delle specie ottenute con l'aggiunta di una differenza specifica; similmente vi è nell'anima la cattiveria le cui specie provengono dalla materia corrispondente delle azioni e dalle parti dell'anima, cioè sia dalla conoscenza, o visione, sia dalla tendenza o passione.
Ma se qualcuno ci opponesse i mali esterni all'anima, come la malattia o la povertà, come si potrebbero ricondurre a quella natura?
La malattia è un difetto o un eccesso di corpi materiali che non conservano ordine e misura; la bruttezza è la materia non dominata dalla forma; la povertà è mancanza e privazione di quelle cose di cui abbiamo bisogno a causa della materia a cui siamo uniti, la cui natura è l'indigenza stessa.
Se è giusto quello che ho detto, si deve affermare che noi non siamo il principio dei mali e che non siamo cattivi per noi stessi, ma che i mali esistono prima di noi: che il male possiede l'uomo e lo possiede contro la sua volontà, ma che c'è un mezzo di sfuggire ai mali dell'anima per coloro che lo possono, ma che non tutti ne hanno la possibilità.
La materia o male esiste negli dèi sensibili, ma non c'è quel vizio che gli uomini posseggono, poiché esso non si trova neppure in tutti gli uomini: difatti quegli dèi possono dominarlo -migliori sono coloro che non devono far ciò- e dominarlo grazie alla loro parte immateriale.
Plotino, Enneadi, I 8, 5, trad. it. di L. Faggin, Bompiani, Milano, p. 154-5