Anselmo
Che cosa significa ‘nulla’?

Discepolo: - Se ciò che è significato dalla parola nulla non è qua che cosa, la parola non significa nulla. E se non significa nulla, non è una parola. Ma invece è una parola. Sebbene dunque nessuno dica che il nulla è qualche cosa, e dobbiamo necessariamente dire che il nulla è nulla, tuttavia nessuno può negare che la parola nulla abbia un significato. Ora se la parola nulla significa qua che cosa, e non nulla, ciò che è significato sarà qualche cosa, una realtà, e non potrà esser nulla. Se dunque ciò che è significato non è il nulla, ma è qualche cosa, come può essere vero che esso sia significato dalla parola nulla? Se infatti con verità si dice nulla, in verità non è nulla, e quindi non è una realtà. Quindi se ciò che è significato dalla parola nulla non è nulla, ma è qualche cosa, come sembra si debba concludere, a torto e falsamente esso è chiamato così, cioè "nulla". Se invece, secondo il giudizio comune, ciò che è chiamato "nulla" è veramente nulla e non è affatto reale, la conseguenza necessaria è che la parola nulla non significa qualcosa e cioè non significa nulla. Come va dunque che la parola nulla non è priva di significato e significa qualche cosa, e non significa qualche cosa, ossia una realtà, ma significa il nulla?
Maestro: - Forse non c'è contraddizione fra significare il nulla e qualche cosa.
D.: - Se non c'è contraddizione, o la parola nulla significa il nulla e qualche cosa sotto diverse considerazioni, o bisogna trovare una realtà che sia qualche cosa e nulla.
M.: - E se si potessero affermare entrambe le conclusioni, e cioè che vi è una diversa considerazione nel significato di questa parola, e che la medesima realtà è qualche cosa e nulla?
D.: - Vediamole tutte e due.
M.:- E' pacifico che la parola nulla, quanto al suo significato non differisce affatto dall'espressione non ente (non aliquid). Ed è pure evidente che l'espressione non ente indica che deve essere esclusa dall'intelletto ogni cosa e tutto ciò che esprima una qualsiasi realtà, e che non deve essere ritenuta nell'intelletto nessuna cosa e nessuna realtà. Ma poiché l'esclusione di una cosa non può significata se non sia significato ciò che si intende escludere - nessuno infatti intende cosa significhi l'espressione non uomo se non intende cosa sia l'uomo - è necessario che l'espressione non ente escludendo l'ente, lo significhi. E poiché, togliendo ogni realtà, non significa nessun ente da presentare all'intelletto di chi ode questa espressione, l'espressione non ente significa nessuna cosa e nessuna realtà.
L'espressione non ente dunque, secondo questi diversi aspetti, in certo modo significa la realtà e l'essere, in certo modo non significa la realtà e l'essere. Li significa escludendoli e non li significa rendendoli presenti. Per questa ragione il termine nulla, che esclude ogni realtà, significa quella realtà che toglie, ma non rende presente nessuna realtà, non rende presente nulla e, in questo senso, non significa nulla. Ecco perché, dal fatto che la parola nulla significa in certo modo qualcosa, non segue necessariamente che il nulla sia qualcosa; ma piuttosto segue che il nulla sia nulla, proprio perché la parola nulla ha un significato. In questo modo non è contraddittorio che il male sia nulla e che la parola male abbia un significato, se, escludendo qualcosa, significa non rendendo presente nessuna realtà positiva.
[…]
A proposito di molte cose, infatti, la forma grammaticale non corrisponde al tipo di realtà significata. Per esempio, "temere" è, secondo la forma grammaticale, un verbo attivo, ma in realtà il temere è un patire. Così "cecità", grammaticalmente indica una cosa, ma in realtà non è qualcosa di positivo. […] E molte altre cose sono espresse come realtà secondo la forma del discorso, perché parliamo di esse come di cose esistenti, mentre non si tratta di realtà positive.
In questo modo "male" e "nulla " significano cose, ma ciò che è significato non è qualcosa nella realtà, ma solo nella forma grammaticale. "Nulla", infatti, significa semplicemente non-ente o mancanza di tutto ciò che è reale. E il male non è altro che il non-bene, o l'assenza di bene là dove dovrebbe esserci il bene. Ma ciò che è soltanto assenza di realtà non è certo reale. Dunque il male in verità è nulla, e il nulla non è reale; e tuttavia in certo modo il male e il nulla sono qualcosa, perché parliamo di essi come fossero realtà, come quando diciamo: non ha fatto nulla e non ha fatto male, oppure: ciò che egli ha fatto è nulla o è male - allo stesso modo in cui diciamo: ha fatto qualcosa o ha fatto bene, oppure: ciò che egli ha fatto è una realtà o è bene. Così, quando vogliamo negare realtà a ciò che uno dice, diciamo: "Quello che tu dici è nulla" (Hoc quid dicis nihil est). "Quello" e "ciò che" si dicono infatti propriamente solo di realtà, ma, quando si adoperano come li ho adoperati ora, non si dicono di cose reali, ma di quasi-realtà (quasi aliquid)
D.: - Hai dato una risposta soddisfacente all'argomento sul nome male col quale credevo si potesse dimostrare che il male è una realtà positiva.

Anselmo, La caduta del diavolo, trad. it. in Opere filosofiche, a cura di S. Vani Rovighi, Laterza, Bari 1969, pp. 232-235

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