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ATENIESE Vedi tu, dopo di ciò, se a nostro avviso è opportuno che noi parliamo per i giovani dello studio degli astri o se è vero il contrario. CLINIA Parlane. ATEN. Riguardo agli astri accade uno straordinario e grande portento e in nessun modo assolutamente tollerabile. CLIN. Quale è ? ATEN. Si dice da noi che non bisogna indagare sulla natura del dio maggiore e di tutto l'universo, che non bisogna darsi da fare a cercare le cause -non sarebbe infatti neppure in accordo con la pietà- ma pare, almeno, che tutto andrebbe bene se avvenisse proprio il contrario di questo. CLIN. Come dici? ATEN. Quello che dico è una Cosa contraria all'opinione generale e si potrebbe pensare anche sconveniente ai vecchi, d'altra parte poi che uno ritiene una conoscenza bella, vera, utile allo stato, e assolutamente gradita alla divinità, non può in nessun modo tacerne. CLIN. Mi par giusto, ma quale conoscenza di tal fatta potremo trovare per gli astri? ATEN. Carissimi, ora noi Greci mentiamo tutti, per così lire, sui grandi dèi, il sole e la luna. CLIN. E la menzogna quale è? ATEN. Diciamo che non percorrono mai la stessa strada nel cielo, ne loro ne altri astri con loro, e ciò quando li chiamiamo ‘pianeti’. CLIN. Per Zeus, ospite, questo che stai dicendo è vero; infatti molte volte nella mia vita ho visto io stesso Lucifero e Vespero ed altri non percorrere mai lo stesso cammino, vagare d'ogni parte nel cielo e ho visto il sole e la luna fare quello che sempre tutti sappiamo. ATEN. Queste sono le cose, Megillo e Clinia, che io dico i nostri cittadini e i giovani devono imparare sugli dèi del cielo, e tanto, almeno, su tutti questi argomenti, dico, tanto da non bestemmiare su di essi e da poter dire parole di buon augurio, sempre, nei sacrifici e nelle preghiere, pregando in modo conforme alla pietà. CLIN. Questo è giusto, se però prima di tutto è possibile imparare quello di cui parli; ma inoltre io dico che, se è vero che ora non enunciamo nulla di corretto su di essi e quando avremo imparato lo faremo, anch'io sono d'accordo con te che bisogna apprendere una tal cosa nei limiti che hai tracciato. E dunque che queste cose stanno così come dici, prova tu a spiegare fino in fondo, noi proveremo a seguirti imparando. ATEN. Ma non è facile imparare quello di cui dico e non è nemmeno assolutamente difficile e non ci vuole molto tempo. La prova è questa: io che né da giovane né anticamente ho avuto modo di ascoltare discorsi su tali argomenti ora potrei darvene una spiegazione in non molto tempo, ed è certo che se si trattasse di cose molto difficili non mi sarebbe possibile alla mia età chiarirle a voi, all'età che avete. CLIN. È vero. Ma quale dici essere questa conoscenza che affermi meravigliosa, e poi utile perché l'apprendano i giovani e che noi non conosciamo ? Prova a dirci su di essa tutto questo nel modo più chiaro. ATEN. Bisogna provare. E infatti, miei cari, non è corretta questa dottrina e cioè che qualche volta la luna, il sole e gli altri astri sono erranti, è vero tutto il contrario di questo -ognuno di essi infatti percorre la stessa via, non molte, ma una sempre in cerchio e sembra muoversi per molte -e ancora non correttamente si ritiene che quello che di essi è il più veloce sia il più lento e l'opposto si pensa del più lento. Se dunque queste cose sono così per natura e noi invece non le pensiamo così, se nello stesso modo in Olimpia pensiamo dei cavalli che corrono e degli uomini che fanno la lunga corsa e diciamo più lento il più veloce e più veloce il più lento, se nel comporre i canti di lode cantassimo il vinto come vincitore, io credo che ne correttamente ne in modo gradito ai corridori noi attribuiremmo quei canti di lode a quelli che non sono che uomini; ma noi ora facciamo lo stesso errore nei confronti degli dèi e non pensiamo che ciò che colà risultava allora ridicolo e ingiusto ora, qui, in siffatti argomenti, non viene più in modo alcuno ad essere ridicolo, non solo, ma neppure gradito agli dèi, attribuendo appunto noi agli dèi, nei nostri inni, false dicerie? CLIN. Verissimo, se almeno le cose stanno così. ATEN. Se dimostreremo dunque che stanno così, tutte queste cose debbono essere apprese fino al limite di cui abbiamo detto, se invece non sarà dimostrato quello che dico, bisogna lasciar andare. Siamo d'accordo su ciò ? CLIN. Siamo d'accordo.
Platone, Leggi, VII, 820e-822d, in Opere, Laterza, Roma-Bari 1986, vol. 7