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Ed in effetti coloro che menan vanto dei beni corporei, su qual misero e fragile possesso fanno affidamento! Potrete forse superare gli elefanti nella mole, e i tori nella forza, o forse sopravanzare in velocità le tigri? Guardate l'immensità del cielo, la sua stabilità e la sua celerità di rotazione, e cessate una buona volta di considerare con ammirazione cose spregevoli; sebbene il cielo stesso non dev'essere tanto ammirato per queste sue qualità, quanto per la razionalità da cui è retto. Ma quanto è rapido lo splendore delle fattezze esteriori, quanto è veloce e più fuggevole, nella sua mutevolezza, dei fiori primaverili! Se pure, come dice Aristotele, gli uomini possedessero gli occhi di Linceo, così da penetrare gli oggetti antistanti, non apparirebbe forse bruttissimo, investigato fin nelle sue viscere, il corpo di Alcibiade, esteriormente bellissimo? Non dunque la tua natura, ma l'infermità degli occhi di chi ti guarda ti fa sembrar bello. Sopravvalutate pure i beni corporei; sappiate però che questo corpo che voi ammirate, qualunque esso sia, può esser distrutto dall'ardore di una febbre terzana.
Severino Boezio De consolatione philosophiae, III, 8, 15-25, in Boezio, La consolazione della filosofia. Gli opuscoli teologici, a cura di L. Obertello, Rusconi, Milano, 1979