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Gli altri rovinano i giovani; sfuggiti questi alle scienze speciali, li riconducono loro malgrado e li ricacciano nelle scienze speciali, insegnando loro e calcolo e astronomia e geometria e musica (e qui dette un’occhiata a Ippia); mentre chi vien da me, non altro studierà se non quello per cui viene. Materia di questo studio è un retto discernimento tanto nelle cose domestiche – quale sia il miglior modo di amministrare la casa – quanto nelle politiche – e in che modo si divenga abilissimi al governo sia con l’opera, sia con la parola… [Socrate e Protagora]. – Se ho ben capito, mi sembra che tu alluda alla scienza politica, e che tu t’impegni a rendere gli uomini bravi cittadini. – Questa è appunto, o Socrate, la professione che professo…[Socrate]. – E sei tanto sicuro di te stesso, che mentre gli altri esercitano questo insegnamento di nascosto, tu ti sei fatto banditore di te stesso apertamente davanti a tutti i Greci chiamandoti sofista, e ti sei esibito maestro di cultura e di virtù, pretendendo, tu per primo, di farti pagare per questo.
In G. Giannantoni, (a cura di), I Presocratici. Testimonianze e frammenti, II, Laterza, Roma-Bari 1990, pp. 878-879