Guglielmo di Ockham
Carattere connotativo del termine “tempo”

Ci si domanda se il tempo sia il numero del moto secondo il prima e il poi. Sembra di no: nulla si può predicare di una cosa e nel caso retto e nel caso obliquo; siccome la proposizione “il tempo è il moto” è vera, come prima si è detto, dunque la proposizione “il tempo è il numero del moto” è falsa. Al contrario sta l’affermazione di Aristotele, nel capitolo sul tempo.
Circa la questione, esporrò dapprima la definizione di tempo; in secondo luogo tirerò alcune conclusioni.
Rispetto al primo punto affermo che “tempo” ha solamente una definizione nominale come accade ai nomi, ai verbi, agli avverbi ecc. Causa di ciò è il dato per cui “tempo” non significa un’unica cosa, totalmente distinta dalle realtà permanenti, il cui essere possa venire espresso tramite una definizione. Il termine “tempo” infatti significa il primo moto del cielo, continuo ed uniforme, e consignifica l’anima e l’atto dell’anima con cui numera il prima e il poi nel moto. Se uno non si immagina un moto intermedio, non si immaginerà il tempo; infatti uno può immaginarsi una mutazione istantanea e parimenti potrà immaginarsi un prima e un poi; tuttavia non si immagina il tempo, dato che non si immagina il moto, bensì solo la mutazione.
Dunque “tempo” significa che qualcosa si muove in modo continuo e uniforme e velocissimo; delle sue parti l’anima rileva che si trovano prima in un sito e poi in un altro, di modo che tutti questi dati sono espressi col nome tempo, anche se qualcosa viene espresso nel caso retto, qualche altra cosa nel caso obliquo. Questo è esattamente ciò che Aristotele intende dire con la definizione “numero del moto secondo il prima e il poi”. Perciò il nome tempo significa il moto nel caso retto, l’anima e il suo atto nel caso obliquo; di conseguenza il tempo significa il prima e il poi del moto nel caso retto, per cui si potrebbe più esplicitamente dire che il tempo è il prima e il poi del moto stesso numerato dall’anima.
Riguardo al secondo punto annunciato, la prima conclusione è la seguente: il nome tempo non significa nulla fuori dell’anima che non sia significato dal nome moto. Tuttavia in più consignifica la stessa anima, la quale rileva che il mobile prima è qui e poi è là, e che il mobile non può essere simultaneamente qui e là.
Seconda conclusione: il tempo è numero numerato, prendendo il numero nel primo modo sopra menzionato, perché il tempo è il prima e il poi misurati dall’anima nel moto più uniforme e più veloce, attraverso i quali l’anima può misurare il prima e il poi degli altri moti. Infatti il tempo non è il prima e il poi in qualsiasi moto, come scrive Averroè nel commento: “Se l’essere del tempo fosse di per sé legato al prima e al poi in qualsiasi moto, allora il tempo si moltiplicherebbe con la moltiplicazione dei moti, oppure avrebbe un essere esclusivamente mentale”.
Terza conclusione: il tempo è il numero con cui numeriamo, prendendo il numero nel secondo modo sopra menzionato. La ragione di ciò sta nel dato per cui il tempo è numero del moto secondo il prima e il poi nel primo moto a noi massimamente noto, e questo è il numero numerato. Siccome tuttavia mediante il succedersi di prima e poi del moto diurno numeriamo il prima e il poi degli altri moti, perciò il tempo è il numero fuori dell’anima con cui numeriamo e misuriamo gli altri moti. E questo è il parere di Averroè, nel commento, dove scrive: “Qualsiasi cosa attraverso cui si numerano tutti gli enti, o è semplicemente il numero, ossia numero numerante e non essenzialmente numero numerato, oppure è qualcosa del numero in qualche genere, per cui accade che sia per un verso numero numerante e per altro verso numero numerato. È questo il caso delle cose che vengono numerate mediante unità che esistono in quel genere e non mediante l’unità semplice; il tempo rientra in questo genere e perciò è numero numerante e numerato”.
Con l’espressione numero semplice, che definisce non numerato, Averroè intende l’atto dell’anima con cui questa conosce che esiste una pluralità di cose, e questo atto non è numero numerato. Propriamente parlando, per numero numerante e numerato intende ciò che prima viene numerato con l’atto dell’anima e poi, dopo averlo numerato, mediante questo, l’anima numera e misura qualcos’altro. Il tempo viene perciò detto numero numerato, numero numerante e numero con cui l’anima numera. In questo modo dice che il tempo è numero, perché l’anima inizialmente misura il prima e il poi nel moto diurno, e così quel moto è numero numerato; successivamente, mediante il moto diurno, misura il prima e il poi negli altri moti, e così quel moto è numero con cui numeriamo, non esistente soggettivamente nell’anima, ma fuori di essa.
All’obiezione iniziale, rispondo che il prima e il poi nel moto non importano altre realtà oltre a quelle importate dal nome moto, anche se tempo e moto hanno diverse definizioni nominali. Non ha alcuna importanza il porre il prima e il poi nel caso retto e il moto nel caso obliquo, perché questa costruzione è più intransitiva che transitiva, dato che il tempo è il prima e il poi che formano il moto.

Guglielmo di Ockham, Quaestiones in libros Physicorum, q. 47; trad. it. in Guglielmo di Occam, Scritti filosofici, Nardini, Firenze 1991, pp. 203-207

apri questo documento in Word