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Ci si domanda se si può dimostrare a sufficienza, tenendo conto della conservazione delle cose, che esiste una prima causa efficiente.
Pare di no: Poiché conservare è lo stesso che produrre: ora, se l’esistenza di una prima causa efficiente non è dimostrabile in base alla produzione delle cose, non lo sarà neppure in base alla conservazione.
Al contrario: Tutte le cause che conservano nell’essere un effetto vi concorrono tutte insieme: perciò se in dette cause si desse un processo all’infinito si darebbe un’infinità di cause in atto; cosa questa impossibile; dunque, ecc.
Alla domanda dico brevemente che si deve rispondere affermativamente. E lo dimostro. È evidente, che una cosa qualsiasi prodotta da qualcuno, fino a quando permane nell’essere è pure realmente conservata da qualcuno; ora è certo, che un tale effetto è prodotto, quindi, fino a quando continua ad esistere, è conservato da qualcuno. Di questo qualcuno che lo conserva, io domando: è a sua volta producibile da un altro o no? Se no, allora è una causa efficiente prima e quindi anche causa conservante, poiché chi conserva, produce. Se poi cotesto conservatore a sua volta è prodotto da altri, circa quest’altro mi pongo le stesse domande di prima; e così o bisognerà procedere all’infinito o arrestarsi a un essere che conserva gli altri senza aver bisogno di essere conservato a sua volta: una causa efficiente di tal fatta è una causa efficiente prima.
Ora non ci può essere processo all’infinito nelle cause conservanti; in tal caso si darebbe un’infinità di cose in atto, che è cosa assurda. Infatti ogni essere che ne conserva un altro, mediatamente o immediatamente, esiste insieme all’essere conservato; quindi ogni essere conservato richiede in atto tutte le cause conservanti. Non ogni cosa prodotta invece esige in atto tutte le cause, che la producono mediatamente o immediatamente. Quindi sebbene sia possibile un processo all’infinito nelle cause produttive senza per questo ammettere un’infinità di cose in atto, tale processo all’infinito nelle cause conservanti risulta impossibile senza un’infinità di cose in atto.
Pare che questo argomento – interviene l’avversario – valga tanto se riferito alla prima causa efficiente, come alla prima causa conservante. Ecco come: Qualche cosa è prodotta. Della causa che l’ha prodotta mi domando: o è una causa che produce, senza essere stata a sua volta prodotta, e in tal caso mi trovo di fronte a quel che voglio, oppure è stata a sua volta prodotta da un’altra causa: e tuttavia non si può andare all’infinito ed occorre perciò far capo a qualche cosa che produce senza essere stato a sua volta prodotto.
Si dimostra l’assunto quanto alle cause essenzialmente ordinate in primo luogo, perché nelle cause essenzialmente ordinate, tutte le cause sono richieste per produrre l’effetto; se fossero quindi infinite, si darebbe un’infinità numerica in atto. In secondo luogo, perché le cose prodotte nella loro totalità sono causate, e non da un qualche cosa che entri nella loro serie, poiché in tal caso una cosa sarebbe causa di se stessa; sono causate dunque da un qualche cosa che non è a sua volta prodotto ed è fuori perciò dalla serie delle cose prodotte.
Allo stesso modo è chiaro che nelle cause ordinate accidentalmente la serie delle cose prodotte nella loro totalità è prodotta in atto e non da qualcuna della serie, poiché in tal caso questa, causando tutta la serie, causerebbe anche se stessa: quindi la serie delle cose prodotte ha come causa un qualche cosa che è fuori di tutta la serie stessa. E allora una delle due: o questa causa è incausata, e resta così dimostrato il nostro assunto; oppure è causata a sua volta da cause essenzialmente ordinate, e in tal caso vale la prima parte della nostra argomentazione.
Ecco la mia risposta: tenendo conto della sola produzione, non è possibile dimostrare a sufficienza l’impossibilità di un processo all’infinito, almeno nel caso delle cause ordinate accidentalmente, e in senso rigoroso nemmeno nel caso di quelle essenzialmente ordinate.
Quanto alla prima parte dell’argomentazione, relativa alle cause essenzialmente ordinate, osservo, come risulta da quanto abbiamo detto più indietro, che alla semplice produzione dell’effetto le cause essenzialmente ordinate non concorrono tutte insieme.
A proposito dell’una e l’altra conseguenza osservo, che tanto le cause essenzialmente ordinate come quelle ordinate accidentalmente, nella loro totalità sono causate, ma non da una sola cosa che faccia parte della serie, oppure che sia fuori serie; ma una prima cosa è prodotta da una sola cosa, che fa parte della serie, e un’altra da un’altra, e così all’infinito. Badando alla sola produzione non ci sono argomenti sufficienti per dimostrare il contrario; e perciò non segue affatto che una medesima cosa sia causa di tutta la serie, e che quindi sia causa di se stessa, poiché una cosa sola non è mai causa di tutte.
Tornando all’argomento principale dico, che restringendo le nostre considerazioni alla sola produzione di una cosa, in quanto implica immediato passaggio dal non essere all’essere, non è possibile dimostrare l’esistenza di una causa efficiente prima; ma se per produzione di una cosa, intendiamo anche il suo permanere nell’essere, cioè anche la sua conservazione, allora [l’esistenza di una causa efficiente prima] si può dimostrare con buoni argomenti.
Guglielmo di Ockham, Quaestiones super libros Physicorum, q. 136, trad. it. in Grande Antologia Filosofica, Marzorati, Milano1973, Volume IV, 1, pp. 145-146