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Tutto ciò che esiste per forza è impossibilitato a non esistere e tutto ciò che non esiste per forza è impossibilitato a esistere; come del resto ciò che necessariamente esiste è impossibile che non esista e ciò che necessariamente non esiste è impossibile che esista. Dicendo che necessariamente questa cosa è o non è in Dio, non intendiamo dire che ci sia in lui una necessità che lo obbliga o lo impedisce, ma che in tutte le altre cose c'è una necessità che impedisce loro di agire e le costringe a non fare qualcosa di contrario a ciò che s'è detto di Dio.
Così quando affermiamo che necessariamente Dio dice sempre la verità e che mai dice il falso, non s'intende esprimere altro che in lui vi è tale impegno nel rispettare la verità che necessariamente nulla può far sì che egli non dica la verità o dica il falso. E quindi quando affermiamo che quell'uomo, il quale, come abbiamo detto, per l'unità della persona si identifica con il Figlio di Dio, con Dio, non poté non morire o voler non morire dopo essere nato dalla Vergine, non intendiamo asserire in lui l'esistenza d'una impossibilità a conservare o a voler conservare la sua vita immortale, ma piuttosto l'immutabilità della sua volontà - per la quale spontaneamente si fece uomo e attraverso la perseveranza in essa poté morire senza che nulla potesse cambiare tale volontà.
Se potesse voler mentire o ingannare o cambiare un volere che antecedentemente volle immutabile, si dovrebbe parlare piuttosto di impotenza che di potenza. E come ho già detto, quando uno si propone di fare spontaneamente una cosa buona e in seguito con la stessa volontà compie ciò che si è proposto, sebbene possa esservi costretto nel caso che si rifiuti di mantenere la promessa, non si deve affermare che compie ciò che fa per necessità, ma piuttosto per quella libera volontà con cui ha promesso. Infatti non si deve dire che una cosa è compiuta per necessità, o non è compiuta per impossibilità, quando né la necessità né la impossibilità compie qualcosa ma la sola volontà. E se così avviene per l'uomo, molto più la necessità o l'impossibilità non si devono neppure nominare nei riguardi di Dio, il quale fa solamente quello che vuole, e la cui volontà non può essere costretta o impedita da alcuna forza.
Anselmo, Perché un Dio uomo, II, 17, trad. it. edizioni Paoline, Roma 1965