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Tutti (Zenone, Cleante, Crisippo) dicono che principio dell’essere è il fuoco, come già Eraclito; e che di questo sono princìpi la materia e la divinità, e in ciò concordano con Platone. Ma costui (Zenone) dice che entrambi sono realtà corporee, e che sono l’uno il principio attivo, l’altro il principio passivo, mentre invece (Platone) diceva che il primo principio attivo è incorporeo. Dice anche che, in tempi prestabiliti, tutto l’universo si risolverà in fuoco, e poi nuovamente si riformerà da questo, con un certo ordine. Il primo fuoco è in qualche modo come un seme, e contiene in sé le ragioni di tutte le cose e le cause delle cose generate e di quelle che si generano e di quelle che saranno in futuro: l’intrecciarsi reciproco e la concatenazione di queste si identifica con il destino, la scienza, la verità e la legge di tutto ciò che è, ed è inflessibile e inesorabile. In questa forma tutte le realtà dell’universo sono governate nella maniera più egregia, come in una città retta da ottime leggi.
Stoicorum Veterorum Fragmenta, I, 98, trad. it. in Gli Stoici. Opere e testimonianze, TEA, Milano 1994, p. 163
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Gli Stoici dicono che i pianeti, disposti nella stessa costellazione per lunghezza e larghezza, là dove ciascuno era all’inizio, quando per la prima volta fu costituito il cosmo, effettuano la conflagrazione e la distruzione di tutte le cose; poi nuovamente a partire dall’inizio il cosmo si ristabilirà nella stessa forma, e muovendosi nuovamente gli astri in maniera simile ciascuno di essi, così come è stato nel periodo precedente, tornerà a compiere senza variazioni il suo giro. E ci sarà un nuovo Socrate, e un nuovo Platone, e ciascun uomo sarà lo stesso con gli stessi amici e concittadini; le stesse cose si seguiranno, le stesse si useranno; allo stesso modo di prima si ricostituirà ogni città, ogni villaggio, ogni territorio. Questo rinnovamento del tutto non avverrà una sola volta, ma più volte: o piuttosto avverrà che le stesse cose si ricostituiscano nella stessa forma all’infinito. Quelli degli dèi che non sono soggetti alla distruzione, seguendo a questo unico periodo, da esso conoscono tutte le cose che dovranno verificarsi nei periodi seguenti. Non vi sarà nulla di estraneo rispetto alle cose già precedentemente avvenute, ma tutto quanto procederà in maniera assolutamente immutata fino ai minimi particolari. I più fra gli Stoici dicono che questo ciclo periodico non solo riguarda le cose mortali, ma le stesse cose immortali e gli dei stessi; dopo la conflagrazione universale, che c’è stata infinite volte e infinite volte avverrà di nuovo, c’è stato e ci sarà di nuovo lo stesso ordinamento dal principio fino alla fine. Cercando comunque di portar rimedio in qualche modo alle loro assurdità, gli Stoici dicono anche che, non so come, tutti i periodi saranno immutati rispetto ai precedenti: sì che rinascerà non proprio un altro Socrate ma qualcuno non mutato rispetto a Socrate, e che sposerà una donna del tutto simile a Santippe, e sarà accusato da uomini non diversi da Anito e Meleto. Non so spiegarmi come lo stesso cosmo sia sempre lo stesso e non semplicemente “non mutato” rispetto a un altro, mentre invece le cose che sono in esso non si dice che siano le stesse, ma semplicemente “non mutate”.
Dicono gli Stoici che dovrà esservi secondo determinati cicli periodici la conflagrazione del tutto e poi di seguito lo stesso ordinamento si riprodurrà immutato nella forma dell’ordinamento precedente; ma quelli fra loro che hanno un certo ritegno di fronte a questa dottrina dicono che ci sarà un piccolo mutamento, molto tenue, in un ciclo periodico rispetto alle cose che si sono verificate nell’altro ciclo.
trad. it. in Gli Stoici. Opere e testimonianze, TEA, Milano 1994, pp. 892-893
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Zenone, Cleante, Crisippo ritengono che la realtà tutta si trasmuti quasi in un fuoco seminale, e che poi da questo di nuovo risorga il mondo ordinato così come era prima.
Zenone dichiara che dopo la conflagrazione risorgeranno gli stessi uomini per compiere le stesse azioni, per esempio Anito e Meleto per accusare, Busiride per uccidere gli ospiti, Eracle per far azioni eroiche.
Vi sarà un altro Socrate, e un altro Platone, e vivranno nuovamente gli stessi uomini uno per uno, con gli stessi amici e concittadini di prima; crederanno nelle stesse cose, subiranno le stesse vicende, tratteranno le stesse questioni; ogni città, ogni villaggio, ogni campo si ristabilirà nella stessa forma di prima.
trad. it. in Gli Stoici. Opere e testimonianze, TEA, Milano 1994, pp. 168-169