Aristotele
Che cos’è la natura

Degli enti alcuni sono per natura, altri per altre cause. Sono per natura gli animali e le loro parti e le piante e i corpi semplici, come terra, fuoco, aria e acqua (queste e le altre cose di tal genere noi diciamo che sono per natura), tutte cose che appaiono diverse da quelle che non esistono per natura. Infatti, tutte queste cose mostrano di avere in se stesse il principio del movimento e della quiete, alcune rispetto al luogo, altre rispetto all’accrescimento e alla diminuzione, altre rispetto all’alterazione. Invece il letto o il mantello o altra cosa di tal genere, in quanto hanno ciascuno un nome appropriato e una determinazione particolare dovuta all’arte, non hanno alcuna innata tendenza al cangiamento, ma l’hanno solo in quanto, per accidente, tali cose sono o di pietra o di legno o una mescolanza di ciò; e l’hanno solo in quanto la natura è un principio e una causa del movimento e della quiete in tutto ciò che esiste di per sé e non per accidente (dico “non per accidente”, perché un tale, ad esempio, pur essendo medico, potrebbe essere causa di salute a se stesso; tuttavia non in quanto egli è sanato, possiede l’arte medica, bensì è capitato accidentalmente che siano lo stesso il medico e il sanato: e perciò queste due cose si possono anche separare tra loro). Similmente avviene per ciascuno degli altri oggetti prodotti artificialmente: nessuno di essi, infatti, ha in se stesso il principio della produzione, ma alcuni lo hanno in altre cose e dall’esterno, come la casa e ogni altro prodotto manuale; altri in se stessi, ma non per propria essenza, bensì in quanto accidentalmente potrebbero diventar causa a se stessi.
Dunque, la natura è ciò che è stato detto; ed ha natura ciò che ha tale principio. E tutte queste cose sono sostanze perché esse sono un sostrato e la natura è sempre in un sostrato. D’altra parte sono per natura non solo queste medesime cose, ma anche tutte quelle che ineriscono ad esse essenzialmente, come al fuoco il portarsi in alto. Ciò invero, non è natura e non ha natura, ma è per natura e secondo natura.
Che cosa, dunque, è la natura e che cosa è per natura e secondo natura, è stato detto.
Ridicolo, poi, sarebbe cercar di dimostrare che la natura è: è evidente, infatti, che di tali enti ve ne sono molti. E dimostrare le cose evidenti mediante le oscure è proprio di chi non sa distinguere ciò che è conoscibile di per sé e ciò che non lo è (e non è improbabile che una tale malattia possa capitare, giacché un cieco nato potrebbe pur ragionare intorno ai colori) e la necessaria sequenza è che questi tali si mettono a discutere di vuoti nomi, ma non pensano affatto.
Ad alcuni sembra, poi, che la natura e la sostanza degli esseri naturali siano ciò che per prima è immanente a ciascun oggetto, ma informe di per sé, come la natura del letto è, ad esempio, il legno, della statua il bronzo. Una prova di ciò l’adduce Antifonte, affermando che, se si seppellisse un letto e la putrefazione avesse la potenza di produrre un germoglio, non ne verrebbe fuori letto, ma legno, perché il primo sussiste per accidente (la disposizione, cioè, secondo convenzione e arte), mentre la sostanza è quella che permane, anche se subisce di continuo tali affezioni. Inoltre, se ciascuno di tali oggetti subisce le medesime affezioni in relazione ad un altro (ad esempio, il bronzo e l’oro rispetto all’acqua, o le ossa e la legna rispetto alla terra, e così via), secondo Antifonte queste ultime sono la natura e la sostanza delle prime. Perciò secondo alcuni il fuoco, secondo altri la terra, secondo altri l’aria, secondo altri l’acqua, secondo altri talune di queste cose, secondo altri, infine, tutte quante queste cose sono la natura degli enti. E chiunque di costoro abbia posto una o più sostanze di tal genere, dice che questa o queste sono tutta quanta la sostanza, e che tutte le altre cose ne sono affezioni e stati e disposizioni, e che inoltre ciascuna di esse è eterna (giacché sostengono che esse non hanno mutamento di per sé), mentre le altre cose nascono e periscono all’infinito.
In un senso, quindi, la natura viene così definita: cioè, come la materia che per prima fa da sostrato a ciascun oggetto il quale abbia in se stesso il principio del movimento e del cangiamento; ma in un altro senso essa è definita come la specie che è conforme alla definizione. Come, infatti, si dice arte ciò che è conforme all’arte e all’artistico, così anche si dice natura ciò che è conforme a natura e al naturale, e, come a proposito dell’esempio del letto, noi non potremmo dire né che il letto sia conforme all’arte, se esso è solo in potenza e non ha affatto la forma del letto, né che vi sia arte, allo stesso modo dovremmo ragionare anche a proposito degli oggetti che risultano dalla natura: la carne, infatti, o l’osso in potenza non hanno affatto la propria natura né sono per natura prima di prendere la forma specifica, determinando la quale noi diciamo che cosa è carne o osso. Sicché, in questo secondo senso, la natura delle cose che hanno in se stesse il movimento, si potrebbe identificare con la forma e con la specie, la quale ultima è separabile dalla prima solo per logica astrazione. (Invece il composto di materia e forma non è natura, ma è per natura; ad esempio, l’uomo.) E la forma è più natura che la materia: ciascuna cosa, infatti, allora si dice che è, quando sia in atto, piuttosto che quando sia in potenza.
Inoltre, l’uomo viene dall’uomo, ma non il letto dal letto: perciò, anche, dicono che la natura del letto non è la figura, ma il legno, perché se il letto germogliasse, ne verrebbe fuori non un letto, ma legno. Se, però, il legno è natura, anche la forma specifica è natura, dal momento che dall’uomo nasce l’uomo.
Inoltre la natura, intesa come generazione, è una via verso la natura vera e propria. Difatti, mentre noi diciamo che la medicazione non è una via verso la medicina, ma verso la salute (è ovvio, invero, che la medicazione deriva dalla medicina e non va verso di essa), in modo diverso, invece, son tra loro in relazione questi due aspetti della natura: infatti ciò che nasce, in quanto nasce, va da qualcosa verso qualcosa. Ma qual è, pertanto, la cosa che nasce? Non certo quella da cui essa nasce, bensì quella alla quale, nascendo, essa tende. Si conclude, perciò, che forma è natura.

Aristotele, Fisica, II, 192 b 8 -193 b 22, trad. it. Aristotele, Opere, vol. 3°, Laterza, Roma-Bari 1973, pp. 27-30

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