H.R. Jauss
La catarsi in Gorgia e Aristotele

Un terzo punto di partenza per la questione della genesi dell'esperienza estetica è il celebre encomio che il sofista Gorgia compose a giustificazione di Elena. Con la scoperta dell'aspetto sensibile del linguaggio e con la sua teoria della potenza del discorso […], Gorgia fece ricorso al godimento estetico degli affetti suscitati dal discorso o dalla poesia e, ancor prima di Aristotele, utilizzò le categorie del timore (phobos) e della pietà (eleos), come pure l'analogia medica della catarsi. Ma mentre Aristotele bada soprattutto alla disposizione affettiva dello spettatore della tragedia e alla liberazione del suo animo come scopo di questa, Gorgia è interessato ad "apparecchiare" (paraskeuazein) l'ascoltatore del discorso e a trasformare la sua attenzione appassionata in un nuovo convincimento, il quale, irresistibilmente, "impronta l'anima come esso vuole". Ciò che la tradizione della retorica — che qui ha il suo esordio — mette in risalto, è la funzione comunicativa dell'effetto catartico: il godimento estetico delle proprie emozioni suscitate dal discorso o dalla poesia è l'allettamento a farsi convincere nel capovolgimento del pathos trascinante in disposizione etica (nella terminologia posteriore: excitare et remittere, movere et conciliare).

H.R. Jauss, Esperienza estetica ed ermeneutica letteraria, vol. I: Teoria e storia dell'esperienza estetica, tr. it. di B. Argenton, Il Mulino, Bologna 1987, pp. 91-92

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