Eckhart
La via del distacco

1. Da te stesso devi cominciare e abbandonare te stesso. In verità, se non fuggi prima da te stesso, troverai ostacoli e inquietudine dovunque tu fugga. Chi cerca la pace nelle cose esteriori – luoghi o modi, gente o opere, paese lontano, povertà o umiltà, qualsiasi cosa, per quanto grande –, la cerca nel nulla e non trova pace. Chi cerca così cerca male: più si allontana e meno trova quel che cerca; come uno che ha perduto la strada, più si allontana e più si fuorvia.
Cosa si deve fare dunque? Bisogna prima di tutto abbandonare se stessi: così si abbandona tutto.
2. In verità, se un uomo abbandonasse un regno o il mondo intero e mantenesse se stesso, non avrebbe abbandonato nulla. Invece un uomo che abbandona se stesso abbandona tutto, anche se mantiene ricchezza, onori e tutto quanto.
Infatti chi abbandona la propria volontà e se stesso abbandona tutte le cose, come se esse fossero in sua proprietà e pieno possesso.
Veglia dunque su te stesso e abbandona te stesso là dove ti trovi: questa è la cosa più importante.
3. Devi sapere che non vi è uomo tanto distaccato in questa vita che non possa ancor di più rinunciare a se stesso.
Vi è un giusto scambio e un equo compenso per cui, nella misura in cui abbandoni tutto, nella stessa misura – né più né meno – Dio penetra in te con tutto ciò che ha, come tu hai lasciato in tutto quello che è tuo. Comincia dunque da questo e offri per questo quanto puoi: è così che troverai la vera pace, e non in altro modo.
4. Non si deve pensare tanto a ciò che si fa, quanto invece a ciò che si è. Se tu sei giusto, anche le tue opere sono giuste. Non pensare che la santità si fondi sulle opere; la santità si deve fondare sull’essere, perché non sono le opere che ci santificano, ma siamo noi che dobbiamo santificare le opere.
5. Dio vuole che in tutte le cose noi rinunciamo alla nostra volontà. Niente rende veramente uomo come la rinuncia alla propria volontà. In verità, senza questa rinuncia della volontà in tutte le cose non si compie davvero nulla davanti a Dio. Se si giunge a rinunciare completamente alla nostra volontà e a spogliarci per Dio di tutte le cose, esteriori e interiori, allora abbiamo compiuto tutto – e niente in precedenza.
6. In verità, una persona totalmente spoglia di se stessa sarebbe tanto avvolta da Dio da non potersi toccare senza toccare prima lui, e tutto ciò che dovesse arrivare a essa dovrebbe giungervi passando per Dio: da ciò essa prende il suo carattere e sentore divino.
7. L’uomo deve esercitarsi a non cercare né volere alcunché come bene proprio, ma a trovare e cogliere Dio in ogni cosa. Dio non ha mai fatto e non fa alcun dono perché lo si possegga e si trovi la pace nel dono; al contrario, tutti i doni che egli ha fatto in cielo e in terra, li ha fatti per fare un unico dono: se stesso.
8. L’uomo deve imparare a spogliarsi di se stesso in tutti i doni e a non mantenere nulla di proprio, né cercare alcunché – né ricompensa, né utilità, né soddisfazione, né dolcezza, né fervore, né regno dei cieli, né volontà propria. Dio non si dona mai, e non si è mai donato, a una volontà estranea. Egli non si dona che alla volontà propria: dove trova la sua volontà propria egli si dona e penetra con tutto quello che è.
9. Una sola opera ci compete: l’annientamento di noi stessi. Tale annientamento però, per quanto grande sia, rimane imperfetto se Dio stesso non lo compie in noi.
10. Perché io rinunci a me stesso per lui, Dio diverrà del tutto il mio proprio bene, con tutto quello che è e che può offrire. Egli diverrà mio mille volte di più di un oggetto acquistato e tenuto in una cassa. Mai uomo ha avuto qualcosa di suo, quanto Dio sarà mio, con tutto ciò che è e che può.
11. Nella misura in cui sei in Dio, sei in pace. Nella misura in cui sei lontano da Dio, non sei in pace. È in pace ciò che è solo in Dio. Quanto in Dio, tanto in pace.
12. Il puro distacco è al di sopra di tutte le cose, giacché ogni virtù ha in qualche modo di mira le creature, mentre il distacco è libero da ogni creatura.
13. Io lodo il distacco più dell’amore. Ciò che di migliore ha l’amore è che esso mi obbliga ad amare Dio, ma il distacco obbliga Dio ad amare me. Infatti ogni cosa desidera raggiungere il suo luogo naturale; il luogo naturale di Dio è l’unità e la purezza, ed è proprio quello che il distacco produce: bisogna dunque che necessariamente Dio si doni a uno spirito distaccato.
14. In verità, devi sapere che quando lo spirito libero permane in un vero distacco, esso costringe Dio a venire verso il proprio essere. Se potesse permanere senza alcuna forma e senza alcun accidente, assumerebbe lo stesso essere di Dio.
15. Io lodo il distacco più dell’umiltà. Infatti l’umiltà può esistere senza distacco, mentre il perfetto distacco non può esistere senza perfetta umiltà, giacché la perfetta umiltà tende all’annullamento di sé. Ora il distacco è tanto vicino al nulla che non può esservi niente tra il perfetto distacco e il nulla: perciò non può esservi distacco senza perfetta umiltà.
Cerchi dunque la perfetta umiltà chi vuole giungere al perfetto distacco, e così si avvicinerà alla divinità. Che Dio stesso, supremo distacco, aiuti tutti noi a giungervi. Amen.
16. Il perfetto distacco non vuole né questo né quello. Vuole essere, ma non essere questo o quello, perché chi vuole essere questo o quello vuole essere qualcosa, mentre il distacco non vuole essere nulla. Perciò lascia essere tutte le cose davanti a sé, senza importunarle.
17. Sappilo: essere vuoto di ogni creatura è essere pieno di Dio, ed essere pieno delle creature è essere vuoto di Dio.
18. Io lodo il distacco anche più della misericordia. Infatti essa consiste nel fatto che l’uomo esce da se stesso per andare verso le miserie del prossimo, e così il suo cuore si turba. Invece il distacco permane in se stesso e non si lascia turbare da nulla, perché quando l’uomo è turbato da qualcosa non è come deve essere.
19. Ora domanderai cosa è il distacco, per essere così nobile in se stesso. Devi sapere che il vero distacco consiste nel fatto che lo spirito resta insensibile alle vicissitudini della gioia e del dolore, dell’onore e del disprezzo, quanto una montagna di piombo è insensibile a un vento leggero.
20. Il distacco immutabile conduce l’uomo alla più grande somiglianza con Dio. Infatti Dio è Dio per il suo distacco immutabile ed è proprio dal distacco che egli ha la sua purezza, semplicità e immutabilità. Perciò, se l’uomo deve divenire simile a Dio, questo avviene con il distacco. Esso conduce l’uomo alla purezza, dalla purezza alla semplicità, dalla semplicità all’immutabilità.
21. Devi sapere che l’uomo esteriore può agire, mentre l’uomo interiore permane del tutto libero e insensibile. Ecco un paragone: una porta si apre e si chiude intorno a un cardine. Io paragono la tavola della porta all’uomo esteriore e il cardine all’uomo interiore; ora, se la porta si apre o si chiude, la tavola si muove di qua o di là, ma il cardine permane immobile al suo posto. Lo stesso è in questo caso, se comprendi bene.
22. Ora io domando ancora: qual è la preghiera di un cuore distaccato? Rispondo che la purezza del distacco non può pregare, giacché colui che prega desidera ottenere qualcosa, o che Dio gli tolga qualcosa. Ma un cuore distaccato non desidera niente e non ha niente da cui desideri essere liberato. Perciò esso è distaccato da ogni preghiera, e la sua preghiera non consiste in altro che nell’essere conforme a Dio. Questa è tutta la sua preghiera.
23. La conformità con Dio deriva dall’essere sottomessi a Lui, e più l’uomo si sottomette alla creatura, meno è conforme a Dio. Ma un cuore puro e distaccato è libero da tutte le creature: perciò è completamente sottomesso a Dio, e così nella massima conformità con Lui totalmente aperto all’influsso divino.
24. Chi vuole riconoscere la nobiltà e l’utilità del perfetto distacco deve considerare le parole che Cristo ha pronunciato sulla propria umanità, quando disse ai suoi discepoli: "È necessario che vi lasci, perché, se non vi lascio, non verrà a voi lo Spirito santo". È come se dicesse: Voi avete trovato troppa gioia nella mia presenza, e per questo motivo non potete ricevere la gioia perfetta dello Spirito santo. Abbandonate dunque le immagini e unitevi all’essere senza forma, perché la consolazione spirituale di Dio è fine, e si offre solo a chi rifiuta le consolazioni della carne.

Eckhart, Il distacco, trad. it. in La via del distacco, Mondadori, Milano 1995, pp. 113-118

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