E. Berti
Ruolo e valore della dialettica in Aristotele

Allora si comprende quanto gran e sia utilità della dialettica per Aristotele: non solo essa serve alle scienze filosofiche per scorgere il vero ed il falso "indipendentemente dall'essenza", cioè là dove non ci siano princìpi, e quindi non si possano fare delle vere e proprie dimostrazioni; ma essa serve alle scienze filosofiche addirittura per giungere alla scoperta dei loro princìpi, cioè per istituire quella forma di conoscenza superiore alla stessa scienza e "principio della scienza", che Aristotele identifica con l'intelligenza. In mancanza di altri indizi, si deve supporre che il procedimento, di cui la dialettica si serve per giungere alla conoscenza dei princìpi, sia lo stesso che le permette di scorgere più facilmente il vero ed il falso nelle opinioni opposte, cioè lo sviluppo delle aporie, la deduzione delle conseguenze derivanti dalle ipotesi opposte; il quale ha successo, cioè si dimostra "forte", nel caso in cui si abbia a che fare con opposizioni non di semplice contrarietà, ma di vera e propria contraddizione.
Queste affermazioni non contrastano con la differenza tra dialettica e scienza, più volte ribadita. La dialettica, infatti, di per se stessa, non conosce, ma permette solo di discutere, di esaminare, di criticare. Ecco perché, quando essa si vuole sostituire alla scienza, per esempio nel dare una definizione, non ha nessun valore, e il procedere dialetticamente (dialektikós) equivale ad un parlare "a vuoto" (kenós) (De an. I 1, 403 a 2), cioè in maniera puramente verbale (logikós) (Eth. Eud. I 8, 1217 b 21). Forse con queste espressioni Aristotele, allude a certi usi che della dialettica facevano gli stessi Platonici, troppo legati, a suo avviso, alle pure idee, cioè agli universali, che in qualche caso sono soltanto vuote parole (per esempio quando vogliono sostituire delle cause reali, fisiche, attive). Ciò non esclude, però, che la dialettica possa servire alla scienza, quando le critiche che essa opera, e più precisamente le confutazioni che essa compie di una certa tesi, mediante la sua riduzione ad autocontraddizione, avvengono all'interno di un dilemma, cioè di un’alternativa formata da proposizioni fra loro contraddittorie. E chiaro infatti che, in tali casi, la confutazione di una proposizione, cioè la sua falsificazione, equivale alla dimostrazione della proposizione ad essa opposta. Non sempre, dunque, ma in certi casi la dialettica può far conoscere, cioè essere strumento, o metodo, della scienza.

E. Berti, Le ragioni di Aristotele, Laterza, Roma-Bari 1989, pp.39-40

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