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Chi sostiene che nessuna sensazione e più vera di un'altra, ha fatto proprio il principio epicureo secondo il quale tutte le rappresentazioni sensibili sono vere. Se infatti, fra due persone - che affermano l'una che un vino è dolce, l'altra che è amaro, non si può dire che nessuna delle due abbia una sensazione falsa, come si può affermare che il vino è piuttosto amaro che dolce? E si può vedere come due persone, sottoposte allo stesso bagno, lo trovino uno caldo l'altra freddo, e gli uni ordinano di aggiungervi acqua fredda e altri acqua calda... ora, se uno dicesse che l'una sensazione non è più vera dell'altra, verrebbe a dire che l'acqua non è in realtà più calda o più fredda... Chi asserisce che per ciascuno ogni cosa che si presenti alla sensazione risulta diversa, viene a dire in sostanza che ogni cosa e insieme realmente due cose diverse.
Quanto poi a quelle loro famose simmetrie e corrispondenze dei pori relativi agli organi sensori, quelle molte mescolanze di semi, che, diffuse per tutti i sapori, odori, colori, ingenerano secondo loro in ciascun individuo una diversa sensazione qualitativa, non li spingono di conseguenza ad affermare che le stesse cose, in realtà, non si differenziano le une dalle altre? Essi infatti, di fronte a chi ritiene che la sensazione possa ingannarsi proprio in quanto vede derivare dagli stessi oggetti affezioni contrarie ai soggetti senzienti, insegnano con tono esortatorio che, dal momento che tutti gli elementi sono misti e confusi insieme, e poiché ognuno è portato per natura a armonizzare con l'una o con l'altra cosa, non è possibile che vi sia in tutti per la stessa qualità uguale capacità di contatto e apprensione, né che lo stesso oggetto produca su tutti in tutti i sensi affezioni uguali; dal momento che ciascuno di noi riesce a cogliere precipuamente ciò che si accorda con la sua facoltà sensitiva, non c'è alcuna ragione di discutere intorno al fatto che l'oggetto sia buono o cattivo, bianco o non bianco, ritenendo di dar prova sicura della propria sensazione col confutare quella altrui. Non bisogna nemmeno cercar di confutare una sola sensazione: tutte infatti sono capaci di attingere qualcosa, dalla grande commissione, come da una fonte, ciascuna cogliendo ciò ch'è ad essa opportuno e adatto.
Plutarco, Contro Colote, 4, 1109 a-e , traduzione in Epicuro, Opere, a cura di M. Isnardi Parente, UTET 1983