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E le difficoltà ci si presentano soprattutto perché la conoscenza di Lui non si ottiene né per mezzo della scienza, né per mezzo del pensiero, come per gli altri oggetti dell'Intelligenza, ma per mezzo di una presenza che vale di più della scienza. L'anima, quando acquista la conoscenza di qualche cosa, si allontana dalla sua propria unità e non resta completamente una: la scienza, infatti, è un processo discorsivo, e codesto processo è molteplicità: perciò, una volta caduta nel numero e nella molteplicità, essa perde l'Uno. E’ dunque necessario oltrepassare la scienza e non deviar mai dall'unitarietà del nostro essere; è necessario allontanarsi sia dalla scienza, sia dai suoi oggetti e da ogni altra cosa, anche se sia bella da contemplare: poiché ogni bellezza è inferiore all'Uno, come la luce del giorno deriva tutta dal sole. Perciò si dice che Egli è ineffabile e indescrivibile. E tuttavia noi parliamo e scriviamo per avviare verso di Lui, per destare dal sonno delle parole alla veglia della visione, come coloro che mostrano la strada a chi vuol vedere qualcosa. L'insegnamento può riguardare soltanto la via e il cammino; ma la visione è tutta opera personale di colui che ha voluto contemplare.
Ora, se uno non giunge alla visione, se l'anima sua non sa comprendere il suo splendore, se essa non sperimenta e non racchiude in sé la passione amorosa che ne è la sorgente e non riposa in Lui come l'amante riposa in colui che ama; se pur accogliendo la vera luce e avvolgendone tutta l'anima per esserne andato più vicino, egli sale sì ma con le spalle gravate da qualcosa che gli impedisce di contemplare; se cioè sale non solitario ma insieme con qualcosa che lo separa da Lui, non essendosi ancora raccolto in unità ... ; in realtà, Egli non è lontano da nessuno, eppure è lontano da tutti; Egli è presente, ma è presente soltanto a coloro che possono accoglierlo e che si sono preparati ad armonizzare e ad entrare in contatto con Lui in virtù di un'affinità e di una potenza insita in Lui, consustanziale a ciò che da Lui deriva; qualora questa potenza si conservi così com'era quando uscì da Lui, essi, allora, sono capaci di contemplarlo nel modo in cui Egli è, per sua natura, visibile ...; se quello, dunque, non è ancora giunto lassù ma se ne sta al di fuori a causa degli ostacoli che abbiamo menzionato o per la mancanza della ragione che lo guidi e gli sappia infondere una convinzione su di Lui, allora incolpi pure se stesso per tutti quegli impedimenti e cerchi di starsene solo, lontano da tutti.
Perciò, abbandonati quei pensieri che meno sono degni di fede, rifletta nel modo seguente.
Plotino, Enneadi, VI 9, 4, trad. it. di L. Faggin, Bompiani, Milano, p. 1342-5