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[…] perché fuori del cielo non v'è, ne è possibile che venga ad essere, alcun corpo. Se infatti fuori dell'orbita ultima vi fosse un corpo naturale, esso rientrerebbe di necessità o fra i corpi semplici o fra quelli composti, e la sua condizione sarebbe o secondo natura o contro natura. Ma esso non potrebbe essere nessuno dei corpi semplici; infatti s'è dimostrato che ciò che si muove in circolo non può mutar di luogo. Ma non potrebbe essere neppure il corpo che s'allontana dal centro, o quello che resta sotto a tutti. Non vi sarebbero secondo natura, perché altri sono i luoghi propri ad essi; e, se vi si trovano contro natura, il luogo esterno verrà ad essere secondo natura per un altro corpo; ciò infatti che è contro natura per uno, è necessariamente secondo natura per un altro. Ma abbiamo visto che non c'è nessun altro corpo oltre a questi. Non è possibile dunque che alcun corpo semplice si trovi fuori del cielo. Ma se non è un corpo semplice, non è neppure uno composto, perché è necessario che dove c'è il composto vi siano anche i semplici. E non è neppure possibile che venga mai a trovarcisi: vi sarà infatti o secondo natura o contro natura, e sarà o semplice o composto. Cosicché ritornerà daccapo il medesimo discorso: perché non differisce in nulla che si ricerchi se è o se può venire ad essere. È evidente dunque da quanto esposto che al di fuori del cielo non c'è, ne è ammissibile che venga ad essere, alcuna mole corporea; il mondo nella sua totalità è dunque formato di tutta la materia propria ad esso: perché materia di esso abbiamo visto essere il corpo naturale sensibile. Cosicché ne ora vi sono più cieli, ne vi furono, ne è ammissibile che abbiano mai a sorgere: questo cielo è uno, e solo, e perfetto. È insieme evidente anche che fuori del cielo non c'è ne luogo, ne vuoto, ne tempo. In ogni luogo infatti può sempre trovarsi un corpo; vuoto poi dicono essere ciò in cui non si trova presente un corpo, ma può venire a trovarsi; tempo infine è il numero del movimento, e non c'è movimento dove non c'è un corpo naturale. Ma si è dimostrato che fuori del cielo non c'è ne può venire ad esserci un corpo. È evidente dunque che fuori del cielo non c'è neppure luogo, ne vuoto, ne tempo.
Aristotele, Del cielo, I, 9, 278b24-279a19, trad. it. in Opere, Laterza, Roma-Bari 1993, vol. 3